Sulle discriminazioni basta sceneggiate a favore delle lobbies.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito alla querelle relativa all’ approvazione del decreto Destinazione Italia ( solo il nome e’ tutto un programma ) relativamente alle norme che riguardano il comparto RCA.
Una pattuglia, molto esigua a dire il vero, di deputati Campani ha cercato di inserire tra le pieghe del decreto una norma che, se approvata, determinerebbe finalmente la fine di quella che e’ una delle tante forme di discriminazione che tanti cittadini Campani, ma non solo basti pensare che anche citta’ del Sud come Taranto Foggia Cosenza e tante altre ne soffrono, sono costretti a subire.
Premesso che siamo tutti d’ accordo nel pensare che il ritorno al modello di determinazione delle tariffe vigente fino ai primi anni 90, ovvero la determinazione da parte del CIPE di tariffe valide su tutto il territorio nazionale sarebbe panacea di tutti i mali, ma va detto con altrettanta chiarezza che tale scenario e’ irrealizzabile dal momento che tra le tante sovranita’ cedute agli organismi europei c’e’ anche quella che decide in materia di liberalizzazioni nel comparto assicurativo.
E’ opportuno spiegare che la direttiva comunitaria 92/49 CEE impone agli stati membri di non interferire nelle dinamiche di mercato che determinano le tariffe, ed in tal senso ci sono state anche delle sentenze della Corte di Giustizia Europea che hanno espressamente dichiarato la possibilita’ da parte delle compagnie assicurative, di differenziare le tariffe in base ai diversi rischi presenti nelle varie zone prese in considerazione dalle stesse.
(ciò è stato anche pubblicamente scritto il giorno in cui siamo andati per la 3^ volta a Bruxelles, leggi qui, NDR)
Inoltre giova ricordare che la tariffa unica e’ GIA’ LEGGE, nel senso che e’ stata approvata e pubblicata su G.U. nell’ ormai lontano 2012, ma non viene applicata a causa di un’ interpretazione del MISE ( Ministero dello Sviluppo Economico ) che si richiamava appunto alla normativa comunitaria per giustificare tale mancata applicazione.
Allora non una, ma due domande nascono spontanee:
1 ) Cosa ha spinto l’ esigua pattuglia di parlamentari campani a richiedere per l’ ennesima volta l’ approvazione di una norma allo stato dei fatti inapplicabile?
2) quindi non c’e’ modo di risolvere il problema legato alla, diciamola tutta, odiosa estorsione perpetrata dalle compagnie nei confronti dei cittadini Meridionali?
Alla prima domanda si puo’ rispondere solo in un modo: o i parlamentari che hanno richiesto la tariffa unica sono IGNORANTI nel senso che ignorano il contesto normativo all’ interno del quale gli stati membri si possono muovere per regolare le norme relative al settore assicurativo, oppure, pur essendone a conoscenza, hanno sfruttato l’ importanza e la delicatezza dell’ argomento in un momento di forte esposizione mediatica causa la discussione del decreto, per fare una vergognosa passerella in qualita’ di finti paladini degli interessi dei cittadini ben sapendo che non si sarebbe arrivati a nulla.
Alla seconda domanda invece rispondiamo che la normativa, che ci puo’ sembrare ingiusta per quanto sopra riportato, in realta’ stabilisce tutta una serie di principi che se applicati in questo finto paese, risolverebbe il problema della discriminazione in un attimo.
La normativa difatti stabilisce che le tariffe devono essere applicate in assoluto regime di trasparenza e chiarezza e che pertanto le differenze tariffarie da regione a regione, o da provincia a provincia devono avere una chiara giustificazione statistica, senza la quale CADE OGNI TIPO DI DIFFERENZIAZIONE che qualora esiste, come nel nostro caso, diventa DISCRIMINAZIONE.
E allora come non ricordare quanto dice l’ ANTITRUST nella IC 42 pubblicata nel 2013, nella quale, oltre a certificare la mancanza di contrasto alle frodi da parte delle compagnie che “ preferiscono scaricare i costi delle frodi sulle tariffe degli assicurati onesti “, certifica che citta’ piu’ o meno simili quanto a popolazione e densita’ abitativa come Milano e Napoli si ritrovino sulle stesse posizioni quanto a numero di sinistri e costo medio degli stessi, ma Napoli costa in media il 60% in piu’ di Milano. Oppure giova anche ricordare che sono ormai anni che sempre Milano e Napoli, secondo l’ IVASS, hanno pochissimi punti percentuali di differenza tra importo dei premi pagati e costo dei sinistri erogati e che in virtu’ di cio’ le differenze di tariffe tra queste 2 citta’ dovrebbero limitarsi a detti pochi punti percentuali.
Alla luce di cio’ sarebbe opportuno che i parlamentari che ci (dovrebbero) rappresentare anziche’ adottare atteggiamenti donchisciotteschi, nel prendere a cuore un argomento molto delicato per i cittadini, lo facciano con professionalita’ e approfondimento della materia , magari interfacciandosi con associazioni come MOBAST! che si occupano da anni con competenza del problema, altrimenti viene il sospetto che sia stata solo l’ ennesima sceneggiata per favorire le lobbies.

Mario De Crescenzio

(sull’argomento leggete anche la #doppiaverita)

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