Sentenza shock della Cassazione per l’ingiusto aumento del premio assicurativo. Per colpa del “Cartello” all’assicurato spetta il risarcimento La Corte di Cassazione, terza sezione civile, con la sentenza n.7045, depositata il 9 maggio 2012, dà uno smacco a una compagnia assicurativa. Questa aveva proposto un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello di Salerno che l’aveva condannata a rifondere un assicurato dell’aumento del premio assicurativo in quanto frutto di accordi di cartello con le altre compagnie, per i quali l’Antitrust aveva comminato salate sanzioni nel 2000. La restituzione dei soldi è poca cosa, 38.01 euro, pari al 20% dell’aumento effettivamente patito, ma il principio che passa dai due gradi di giudizio è dirompente: gli aumenti dei premi erano dovuti, almeno in parte, agli accordi illeciti tra i grandi gruppi assicurativi. Per questo, dobbiamo ritenere, si è arrivati fino in Cassazione per una questione tanto irrilevante (appunto solo 38 euro), perché poteva essere una bomba a orologeria: che sarebbe successo se tutti gli assicurati avessero fatto causa alla propria assicurazione? Per fortuna delle compagnie, i diritti derivanti dai fatti del 2000 ormai sono in prescrizione. Ma alla prossima multa dell’Antitrust, questa sentenza potrebbe tornare utile.
DAVIDE CONTRO GOLIA – Il caparbio automobilista salernitano doveva proprio mal sopportare i costi assicurativi che nella sua regione, la Campania, sono tra i più alti d’Italia. E così, sfruttando l’art. 33 della L. 287 del 1990 (che consente di rivolgersi alla Corte d’Appello competente per avere il risarcimento del danno conseguente alla violazione di norme a tutela della concorrenza), l’assicurato vessato ha ottenuto prima una sentenza favorevole dalla Corte d’Appello di Salerno in unico grado, e successivamente è uscito vittorioso dal ricorso per Cassazione intentato dalla compagnia di assicurazione. Infatti l’Antitrust aveva multato nel 2000 diverse compagnie assicurative per aver creato un “Cartello” che teneva alti i costi dei premi e impediva lo sviluppo della concorrenza nel mercato assicurativo e per aver violato la legge sulla tutela della concorrenza e del mercato (appunto la L. 287, del 10.10.1990). Dunque se il premio è aumentato per un comportamento illecito della compagnia, questa deve ridare all’assicurato indietro i soldi, almeno nella parte in cui essa stessa è responsabile dell’aumento. La Corte di Cassazione ha respinto le eccezioni della compagnia condannata, che sosteneva che gli aumenti dei premi erano dovuti ad altri fattori. Ha invece confermato il risarcimento del danno all’assicurato nella misura del 20% dell’aumento del premio subito, ovvero 38,01 euro.
CHISSA’ PERCHE’ DI QUESTE COSE NON SI PARLA MAI – Le sentenze che hanno dato per due volte torto alla compagnia di assicurazione esprimono un concetto molto chiaro e molto grave. Gli aumenti del premio assicurativo, che collocano il costo dell’assicurazione dei veicoli in Italia molto al di sopra della media europea non sono stati, almeno in quel periodo, integralmente dovuti al costo dei sinistri. Si può far discendere invece una parte degli aumenti dal comportamento fraudolento delle stesse compagnie, che si accordano per tenere alti i costi e impediscono lo sviluppo di una sana concorrenza nel mercato assicurativo. Insomma, a tutti sono noti i truffatori al volante, visto che ogni volta che le assicurazioni ci danno una stangata, additano il “solito truffatore napoletano”, addossando a lui e a tutti quelli come lui, la colpa dell’improbo costo del premio R.C. Auto. Nessuno parla mai invece del “solito truffatore in giacca e cravatta“, che dietro gli scranni degli alti uffici delle compagnie decide coi suoi compari quanti soldi togliere indebitamente dal nostro portafogli.
di Antonio Benevento